Simone Moro, l’alpinista dei record invernali8 min read

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Per lo scalatore Simone Moro (nato a Bergamo nel 1967) l’alpinismo non è solo uno sport e nemmeno uno scopo da raggiungere a tutti i costi, ma un modo diverso di esplorare un luogo speciale che porta a intendere la scalata come una filosofia di vita ricca di valori.

simone moro alpinista

I ritmi di vita oggi ci stanno quasi togliendo il tempo per sognare o la voglia di sognare. Mi piacerebbe essere ricordato come uno che nel terzo millennio fa ancora capire che vale comunque la pena di continuare a sognare: per qualsiasi sogno. cit. Simone Moro

Chi è Simone Moro

Simone Moro è uno dei più grandi alpinisti italiani riconosciuto a livello internazionale ancora in attività. Diventato famoso per le sue ascensioni sugli ottomila in inverno superando i limiti dell’umano. Al momento è riuscito a scalare ben 8 dei 14 ottomila, ovvero le montagne più alte del pianeta che superano gli 8.000 metri di quota.

Nella sua carriera alpinistica ha collaborato anche con Tamara Lungher (un’altra grande protagonista della scena alpinistica mondiale) raggiungendo record e obiettivi sempre più alti. Simone Moro oltre che alpinista e scalatore, gira in tutta Italia e nel mondo a fare conferenze, è uno scrittore e pilota di elicottero. Simone infatti quando può pilota l’elicottero per prestare il soccorso alpino nelle terre alte del Nepal per soccorrere gli alpinisti in difficoltà.

Nato il 27 Ottobre del 1967 a Bergamo, Simone Moro detiene il record di maggior numero di ascensioni in prima invernale sugli ottomila: fra questi è riuscito a raggiungere la vetta del Shisha Pangma (2005), del Makalu (2009), del Gasherbrum II (2011) e del Nanga Parbat (2016).

Non a caso, Moro viene definito “winter maestro” grazie alla sua propensione a scalare durante la stagione invernale, periodo in cui ha affrontato con successo montagne da ottomila metri di altezza, oltre ad annoverare nel suo palmares anche quattro scalate sul monte Everest. La vocazione non è solo quella di un grande scalatore. Simone Moro oltre a ideare nuove spedizioni himalayane esterna doti di comunicazione, di scrittura e di elicotterista, aprendosi così a possibilità diverse per trasmettere e raccontare le sue attività.

Le origini: dalle Alpi Orobie all’Himalaya

L’atleta bergamasco dimostra talento già dalla giovane età e le Alpi Orobie rappresentano il suo primo banco di prova. Le Orobie sono le Alpi di casa dove Moro apprende i rudimenti e che hanno dato l’inizio a carriere esemplari come quella di Walter Bonatti. Una volta messosi nelle gambe e nelle braccia un po’ di esperienza si sposta fino alle Dolomiti, dove apprende le tecniche dell’arrampicata sportiva.

Siamo alla fine degli Anni Ottanta (precisamente nel 1987 e questa disciplina era ancora agli albori) e Moro offre garanzie sempre più ampie nelle sue imprese, spostando il suo limite sempre più in alto. Nel giro di pochi anni il giovane Simone Moro arriva a scalare su difficoltà gradate 8a per poi toccare l’8b+. Nel 1992 diviene responsabile tecnico della nazionale tricolore.

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L’approccio agli Ottomila

L’approccio con gli ottomila metri avviene nei primi anni Novanta quasi per caso sulle cime dell’Himalaya, ma la prima non fu una buona esperienza, al punto che i suoi compagni di viaggio dovettero ricondurre Simone alla base a causa di problemi manifestati poco sopra i settemila metri. L’occasione era ghiotta in quanto Moro era stato invitato da scalatori più esperti a vivere questa escursione, che però finì in un “fallimento”.

La tenacia di Moro lo ha portato successivamente ad ambire proprio a quelle vette con le quali lui stesso aveva manifestato grandi difficoltà iniziali: da qui la sua carriera sportiva trova lustro contribuendo a costruire la storia dell’alpinismo. Da quella che fu un’esperienza negativa si aprirono le porte di una vita trascorsa a costruire progetti e avventure di successo.

L’Everest e i record di velocità

Alla domanda su chi ha scalato l’Everest potrebbe rispondere Simone Moro più volte. Infatti, sono ben quattro le imprese che lo scalatore bergamasco ha compiuto sul monte più alto del mondo. La prima esperienza, salendo dal Nepal, è datata inizio Duemila, mentre la seconda è nel 2002 esplorando il versante del Tibet. Una nuova escursione è datata 2006 e unisce le due scalate precedenti percorrendole in velocità (salita dal versante nepalese e discesa da quello tibetano), mentre l’ultima è del 2010, sempre toccando la parte appartenente al Nepal.

La specialità di Simone Moro diventa non solo la salita oltre gli ottomila metri, ma anche la scalata in velocità: emblematica è la salita sullo Shisha Pangma compiuta in 27 ore continuate, oppure la conquista del Cho Oyu in 11 ore, così come l’andata e ritorno sul Broad Peak effettuata in 29 ore complessive.

Scalare in inverno l’Himalaya e il dramma nel 1997

C’è un monte che è forse meno rinomato di altri ma molto più pericoloso, definito addirittura ” il monte mortale”: l’Annapurna, nella zona centro – nord del Nepal. Simone Moro, insieme a due altri amici e colleghi, nel 1997 tenta una nuova via per poter salire in vetta, ma una valanga travolge la cordata. Solo lui si salva nonostante la forza della neve lo abbia travolto per diversi metri. Questa sua esperienza è stata riportata in un libro scritto da lui stesso (ecco le doti di scrittore). A distanza di alcuni anni lo scalatore italiano ritenta l’impresa, ma viene fermato da qualche problema di salute poco prima di arrivare alla meta.

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Questo brutto evento non ha scalfito la sua passione per quel tipo di montagne e il suo nome è direttamente correlato all’alpinismo invernale sulla catena dell’Himalaya, sulle cosiddette “Vette degli Ottomila”. Questa era la specialità degli alpinisti polacchi, ma Simone Moro dimostra coraggio, ambizione e voglia di sfida. Decide di voler essere il primo alpinista non polacco a raggiungere lo Shisha Pangma durante il periodo più difficile toccando 8.027 metri, nonostante un freddo pungente e un vento incredibilmente fastidioso.

Le imprese non si fermano qui e il monte Makalu diventa un’alta conquista dopo che sono andati vani molti tentativi da parte di precedenti scalatori che per decenni avevano fallito. Le scalate non terminano qui e proseguono con compagni di viaggio esperti, con cui Moro vìola nuove cime, tra cui quella del Nanga Parbat che consacra l’alpinista italiano come il primo a superare gli ottomila metri su quattro montagne diverse in inverno.

Vivere per forza dando dei perché esaustivi a tutto sarebbe annullare la più grande delle avventure che è la vita. cit. Simone Moro.

La scalata a 360 gradi e nuovi progetti

I monti dell’Himalaya non sono i soli ai quali Simone Moro dedica concentrazione. Sebbene la sua scalata sia prevalentemente dedicata agli ottomila metri, ci sono state altre vette che hanno appassionato l’alpinista di Bergamo, a partire dalle cime del Sudamerica o da quelle dell’Asia, dove sono stati stabiliti diversi record di velocità che ancora oggi contraddistinguono la sua storia.

Aconcagua, Fitz Roy, Pik Lenin, Lik Korjenevska, Pik Komunism, Pik Khan Tengri sono tutte montagne sparse nel mondo che superano i settemila metri di quota che sono state conquistate da Moro, il quale affronta, sempre in velocità, anche cime oltre i seimila metri di altitudine.

Una particolarità dell’atleta riguarda il fatto che ha un brevetto di volo con l’elicottero. Nel 2015 parte da Bolzano e arriva con un velivolo ultraleggero (meno di 500 Kg di peso) alla quota di 6705 metri in altezza, un vero record con un mezzo del genere. In precedenza Moro era intervenuto, sempre in elicottero, per dei recuperi in quota fino a circa settemila metri: cosa piuttosto inusuale e degna di menzione. Anche queste sono le imprese che vanno considerate per descrivere l’atleta Simone Moro, alpinista italiano che ha scritto pagine di storia della montagna a tinte tricolori.

Per essere un grande vincente devi essere stato un grande perdente. cit. Simone Moro

Curiosità e Onorificenze

Simone Moro ha una grande dote comunicativa ed è per questo che oltre a scrivere libri e tenere conferenze lo vediamo spesso anche in qualche trasmissione a diffondere la cultura alpina e parlare delle sue imprese. Una cosa curiosa è che nel 2015 Simone Moro è stato co-conduttore assieme a Caterina Balivo della trasmissione andata in onda su Rai 1, un reality show dal nome “Monte Bianco – Sfida Verticale”. Cosa curiosa e divertente che lo ha portato a sperimentare nuovi territori di comunicazione verso il grande pubblico.

Nel 2001 invece è stato insignito della Medaglia d’oro al valore civile per aver rinunciato al suo progetto alpinistico di concatenamento Everest Lhotse assieme a Denis Urubko, per andare a salvare l’alpinista inglese Tom Moores, a circa ottomila metri di quota. Una volta ricevuta la richiesta di aiuto in piena notte, Simone non c’ha pensato un secondo e rischiando la vita ha deciso di intervenire e soccorrerlo. Alla fine Simone è riuscito a trovare l’alpinista senza guanto e ramponi ed è riuscito a recuperarlo, metterlo in sicurezza e riportarlo al campo base sano e salvo. Ovviamente questa imprese ha richiesto uno sforzo fisico immane e per questo il giorno seguente ha dovuto rinunciare al suo progetto.

Premi alla carriera

Simone Moro nel corso degli anni è stato insignito dei seguenti premi alla carriera:

  • 2002: David A. Sowles Memorial Award dall’American Alpine Club
  • 2003: Pierre De Coubertain Fair Play award dall’UNESCO
  • 2008: Premio Paolo Consiglio dal Club Alpino Accademico Italiano
  • 2009: Premio Paolo Consiglio dal Club Alpino Accademico Italiano
  • 2009: Eiger Award
  • 2009: Premio Dalla Longa
  • 2010: Adventurer of the Year Award
  • 2010: Premio Dalla Longa
  • 2011: “Best of The ExplorersWeb” dal Golden Piton USA.

Libri di Simone Moro

  • Cometa sull’Annapurna, Corbaccio, 2003
  • 8000 metri di vita, Grafica & Arte, 2008
  • La voce del ghiaccio. Gli ottomila in inverno: il mio sogno quasi impossibile, Rizzoli, 2012
  • In vetta a un sogno, Rizzoli, 2013
  • In ginocchio sulle ali. La passione per il volo, la missione di soccorso in quota: non voglio smettere di sognare, 2014, Rizzoli
  • In Cordata, Rizzoli, 2015
  • Nanga, Rizzoli, 2016
  • Devo perché posso, Rizzoli, 2017
  • Siberia -71°. Là dove gli uomini amano il freddo, Rizzoli, 2018
  • I sogni non sono in discesa, Rizzoli, 2019

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