Manolo, il “Mago” dell’arrampicata7 min read

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Se Manolo, viene chiamato “Il Mago” del free climbing allora significa che ci sarà più di un motivo per avergli affibbiato un soprannome simile. La montagna è bella, affascinante, ma sa anche essere pericolosa e mortale, ma lui dice che a salvargli la vita è stata proprio lei, la montagna.

manolo maurizio zanolla

In montagna a volte per fare un passo avanti ne devi fare due indietro. Capita di aspettare un anno per progredire di qualche centimetro. Parlare di arrampicata in un mondo così frenetico è quasi anacronistico. (cit. Manolo)

Chi è Manolo

Attualmente Manolo ha poco più di sessant’anni ma una carriera di scalatore condita da moltissime imprese in arrampicata come solo lui ha saputo fare. Ecco svelato perché lo chiamano Il Mago Manolo, nonostante il suo nome vero sia Maurizio. La ricerca di nuovi limiti ha spinto il suo fisico a trovare livelli sempre più elevati, ma anche a puntare ad obiettivi sempre più difficili e ambiziosi, il cui raggiungimento lo rende uno dei migliori scalatori nazionali di caratura mondiale. Dal punto di vista umano Manolo si presenta come una persona riservata e con sguardo freddo ma nonostante questa dote, per certi versi importantissima in ambito agonistico, non ha mai interpretato le sue imprese come sportive a livello competitivo. Il suo unico obiettivo era quello di sfidare sè stesso e i limiti umani, senza dover necessariamente dimostrare qualcosa a qualcun altro.

La sua passione oggi rimane intatta nonostante stiamo parlando di una persona nata nel 1958 e quindi con qualche capello bianco e qualche ruga che però non scalfisce la sua propensione all’arrampicata.
Sono molti gli scalatori che ancora in tempi recenti si ispirano a Manolo (il cui nome vero è Maurizio Zanolla) per carpirne i segreti e per trovare nuove sfide da poter raggiungere, anche se in forma e modi differenti da quelli che hanno caratterizzato Il Mago. Manolo oltre ad essere uno scalatore, arrampicatore e alpinista, che ha influenzato e influenza centinaia di appassionati all’arrampicata sportiva è anche una guida alpina.

Vita privata di Manolo

Maurizio Zanolla, in arte Manolo, è nato a Feltre in provincia di Belluno il 16 Febbraio 1958. Mentre i suoi genitori lavorano come operai in Svizzera, scopre quasi per caso la roccia all’età di 16 anni e si innamora fin da subito scalando a mani nude, con naturalezza e disinvoltura. in età adulta sarà il rpecursore del “free clinbing” e grazie alle sue gesta incredibili gli verrà chiamato “il Mago” perchè sapeva fare delle vere e proprie magie. Nel frattempo si è sposato con l’arrampicatrice Cristina Zorzi dalla cui unione ha avuto due figli. Non ama la notorietà e si fa vedere poco in giro. Attualmente vive vicino a un bosco, in una casa fatta con le sue mani in un paese nei pressi delle Pale di San Martino di Castrozza dove gestisce anche un negozio di articoli sportivi. In questo video datato si racconta in una delle rare volte in cui è andato in trasmissione.

Uno stile tutto nuovo di arrampicare

Le imprese di Manolo sono epiche e si ricordano non solo per la loro pericolosità, ma anche per lo stile adottato, ovvero l’arrampicata in libera, cioè senza l’ausilio della corda da arrampicata. Manolo, a differenza di Messner o di altri scalatori simili, si muove prevalentemente su roccia, con mani nude, senza corde e con apposite calzature speciali che riproducono la forma del piede, migliorando il grip. L’abbigliamento era composto da una calzamaglia aderente sulle gambe realizzata in tessuto tecnico, un asciugamano al collo e una maglietta che spesso e volentieri veniva tolta durante la fase di arrampicata. Le immagini che testimoniavano le sue imprese sono ancora oggi molto ricercate in rete proprio per la loro spettacolarità in grado di porre in risalto un modo particolare di affrontare una parete rocciosa. La verticalità è il concetto che traspare dalle arrampicate di Manolo.

Ma non solo: questo stile di arrampicata prevede appigli sempre più piccoli, minimalisti, quasi a dare l’impressione che mani e piedi si incollino alla parete. Il suo stile unico e difficilmente replicabile deriva da un rapporto speciale che lui stesso ha con la natura e la montagna. Nonostante la sua fama di livello mondiale, vive in una casa molto umile che ha costruito in prima persona, in prossimità dei boschi in provincia di Belluno. La moglie è anch’essa arrampicatrice, mentre poco o nulla si sa delle passioni dei suoi due figli.

Manolo: un arrampicatore precursore dei tempi

Quando Manolo punta all’estremo lo fa attraverso l’arrampicata. E’ tra i primi in assoluto a intraprendere questa tecnica al punto che si può affermare che addirittura l’abbia inventata lui stesso, la stessa che negli anni a seguire verrà chiamata free climber. Quando iniziò la pratica di questa disciplina, in Italia tale specialità ancora non era propriamente conosciuta. Ci si appassionava di più alle imprese di Messner o di Simone Moro, ma la spettacolarità di Manolo iniziava a coinvolgere e a regalare emozioni, grazie soprattutto all’elevato coefficiente di difficoltà delle sue imprese.

A partire dagli Anni Ottanta anche il pubblico italiano inizia a conoscere qualcosa in più di questa specialità e di lui soprattutto. Quando le immagini televisive o fotografiche inquadravano una parete rocciosa, il cielo azzurro e un piccolo puntino centrale, ecco che la componente emozionale dell’osservatore saliva a dismisura e il collegamento a Manolo era immediato.

Lui sale senza protezioni, in libertà, basandosi solo sugli appoggi che trova nella roccia, sulla sua forza muscolare e su quella mentale che lo portano a vincere anche la gravità su pareti o placche che hanno inclinazioni incredibili e apparentemente impossibili da superare. Essere precursore dei tempi in questa disciplina significa arrampicare seguendo linee diverse, con modi e tempi differenti rispetto a quello che uno potrebbe immaginare.

Le imprese di Manolo

E’ giusto definirle vere e proprie imprese quelle che hanno portato a conoscere Manolo. I livelli di difficoltà sono sempre maggiori ma nonostante questo lui si fa pioniere di alcune vie dapprima inesplorate, specialmente sulle pareti rocciose dolomitiche, in zone prossime alle sue origini natali.

La Torre Trieste, il Grand Capucin, la cima della Madonna alle pale di San Martino rappresentano solo alcune sue scalate tra il 1977 e il 1978. Ma le attività di Manolo proseguono anche negli anni seguenti sfidando le Dolomiti e le loro rocce, specialmente quelle del Monte Totoga e della zona della Falesia.

Bisogna considerare che alcune di queste pareti sono oggi più facilmente percorribili non solo grazie a chi negli anni ha aperto la via, ma per merito pure di nuove attrezzature di cui Manolo non poteva (e non voleva) disporre.
Ecco perché si dice che ll Mago era un vero precursore dei tempi: è arrivato prima di altri in periodi in cui tali arrampicate parevano impossibili.

L’attività di Manolo è andata avanti anche superati i 45 anni, nonostante un fisico che inevitabilmente non poteva più essere come quello di un tempo. Addirittura a 48 anni e a 51 anni ha superato pareti dal coefficiente di difficoltà elevatissimo con grado 9a o superiore e ancora superiori. Oggi Manolo ha poco più di sessant’anni, ma non intende fermarsi. Ancora le pareti rocciose delle Dolomiti sentono le sue mani e i suoi piedi arrampicarsi con traiettorie pazzesche e impossibili solo da pensare. Chi lo osserva rivede in lui le stesse passioni di tanti anni prima dimostrando la medesima ammirazione per un atleta straordinario.

Credo che mia madre non si sia mai resa perfettamente conto di quello che facevo. (cit. Manolo)

Curiosità e riconoscimenti

Manolo ha avuto come riconoscimento il Premio del Club Alpino Italiano, Genziana d’oro al miglior film di alpinismo o montagna, Premio Città di Imola e Premio Mario Bello al Trento Film Festival 2012 per il film Verticalmente démodé. Il lungometraggio è stato realizzato nel 2012, con la Regia di Davide Carrari, e coautore e protagonista Maurizio Zanolla.

Libri su Manolo

E’ possibile leggere qualche libro per studiare e capire quanto importante è stata l’attività e la vita di Manolo per gli appassionati di arrampicata:

  • Nelle Pale di San Martino. Scalate scelte: Canali-Fradusta, Tognazza, Totoga, Bologna, Zanichelli, 1983.
  • Appigli ridicoli. Arrampicare nel Primiero, Brescia, Artigianelli, 1998.
  • In bilico… fra la storia e i racconti delle vie nelle falesie del Primiero, Trento, Osteria Taci cavallo Editing, 2013.
  • Eravamo immortali, Fabbri, 2018.
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