Quali sono i pericoli della montagna16 min read

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pericoli della montagna

Pericoli soggettivi e oggettivi: quando bisogna rinunciare

“Pericolo in montagna” per chi si sta avvicinando al mondo della montagna o è neofita può significare tutto e niente. Un primo approccio a questo tema molto importante parte dalla spiegazione di “pericolo in montagna” come un variegato di situazioni in cui si è imbattuti o che si sono create strada facendo, tali da mettere in discussione la sicurezza nostra e dei nostri compagni. Ecco perchè per chi pratica alpinismo questo è (o dovrebbe essere il pane quotidiano) mentre per chi intende frequentare la montagna con una certa frequenza deve conoscere questo tema.

Queste situazioni danno origine a due filoni di pericolo: uno che dipende dalle scelte, dalle azioni e dai comportamenti dell’alpinista stesso o dell’escursionista, e l’altro invece che dipende dalla natura della montagna che di per se rimane un ambiente pericoloso. Si hanno così quelli che vengono chiamati pericoli oggettivi e pericoli soggettivi.

Pericoli soggettivi

Con pericoli soggettivi vanno intese tutte quelle situazioni di pericolo legate alla persona e quindi all’alpinista o all’escursionista, ovvero lo stato di salute, la condizione fisica e tecnica, l’abbigliamento e l’attrezzatura tecnica e in genere l’equipaggiamento necessario (corda, piccozza, bussola, cartina topografica, etc.), l’alimentazione, la scelta del/dei compagni, le conoscenze personali e maturate sul campo con l’esperienza.

Questo elenco non è casuale ma anzi è mirato a capire se quella persona ha le carte in regola per affrontare l’itinerario che si è prefissato di fare e affrontare. Questo elenco fa si che l’escursionista o alpinista prima di agire deve porsi delle domande e capire se è in grado di farla oppure no. Ovviamente le risposte devono essere positive, della serie: sono sufficientemente allenato? Riesco a mantenere i tempi per rientrare alla macchina? Mi sento bene e in forma? Nello zaino c’è tutto il necessario? Cosa metto nello zaino? etc.

Idealmente prima guardo la salute del mio corpo, la capacità fisica per poter operare in tranquillità e come centri concentrici mi allontano curando l’abbigliamento, l’attrezzatura, l’acqua, l’alimentazione. Altrettando poi farò con il compagno o i compagni che mi sono scelto. Questi punti possono sembrare ovvi e banali, ma vi assicuro che non è così perchè la maggior parte degli incidenti e disavventure capitano proprio per una sopra valutazione (o la totale assenza di considerazione) di questi punti.

👉 LEGGI ANCHE: Come comportarsi se succede un piccolo incidente in montagna: consigli utili.

Possiamo quindi dire che i pericoli oggettivi dipendono da:

  • Livello di allenamento fisico;
  • Condizione psichica;
  • Conoscenze tecniche;
  • Abbigliamento;
  • Equipaggiamento tecnico;
  • Alimentazione.

Analizziamo ora uno a uno i seguenti aspetti, in modo da avere un quadro completo.

Livello di allenamento fisico

Il presupposto per scongiurare questa fonte di pericolo è che è necessario conoscere a priori le proprie possibilità fisiche e conoscere i propri limiti fisici (anche un pò di autocritica e umiltà), le proprie forze ed energie e la nostra resistenza alla fatica, soprattutto se capita un imprevisto e siamo sottoposto a sforzi intensi e prolungati.

La cosa fondamentale quindi è conoscere il proprio corpo e come reagisce in certe condizioni (condizioni meteo avverse, alte o basse temperature, quota, esposizione, etc.) e questo sicuramente viene anche con l’esperienza diretta sul campo e con il tempo. Nessun manuale e nessuna guida potrà mai insegnarti a conosce il tuo corpo; solo tu sai fin dove puoi arrivare.

Una cosa che si può e si deve fare (per chi intende andare in montagna con una certa frequenza) è allenarsi e fare attività fisica aerobica regolare come ad esempio la corsa, la bici il nuoto, la camminata veloce o il nordic walking. Un buon allenamento migliora drasticamente la nostra resistenza e la nostra capacità di reggere le varie situazioni.

corsa allenamento

Condizione psichica

Spesso questo aspetto viene sottovalutato e ritenuto di minore importanza, invece chi va in montagna sa benissimo che pria di affrontare una salita o una via di roccia con le mani e con le gambe la si sale con la testa. Qui non esiste un allenamento specifico (come avviene per il nostro corpo), ma sicuramente con l’esperienza si può affinare. In certe situazioni avere lucidità mentale e nervi saldi è di vitale importanza. Avere un’eccellente preparazione fisica e atletica senza un’adeguata preparazione mentale è quasi inutile. E’ la testa e il cervello che governa ogni cosa.

La mancanza di spirito di reazione, di tenacia o di energia mentale può essere causa nei momenti più critici e difficili di cedimenti a volte irreparabili.

Conoscenze tecniche

Questo pericolo oggettivo è probabilmente il più semplice da comprendere anche ai “non addetti ai lavori”. Le lacune o qualsiasi ignoranza in campo tecnico sono una grossa fonte di pericolo soprattutto per le persone meno esperte. Ovviamente questo punto è fondamentale per l’alpinista o chi arrampica o percorre le vie ferrate, ma serve anche all’escursionista che deve ad esempio saper leggere una cartina topografica e sapersi orientare, oppure se cammina sulla neve con le ciaspole saper utilizzare l’artva, pala e sonda per fare l’autosoccorso in valanga. Bisogna sempre partire dal presupposto che qualsiasi escursione, anche la più semplice e banale, va sempre ben pianificata, ideata e studiata a casa in modo da prevedere tutto o il più possibile.

👉 LEGGI ANCHE: Come preparare bene un’escursione a casa.

Generalmente gli escursionisti meno esperti vanno incontro a due fattori che vanno ad aumentare la percentuale di rischio:

  • l’inesperienza, che porta ad ignorare il pericolo e a volta a sottovalutarlo;
  • l’eccesso di entusiasmo, caratteristico dei neofiti, che porta molto spesso a sopravvalutare le proprie capacità.

Abbigliamento ed equipaggiamento tecnico

Anche la scelta dell’abbigliamento più idoneo e dell’equipaggiamento tecnico necessario è un fattore molto importante per la buona riuscita della nostra escursione. La scelta dell’abbigliamento e dell’equipaggiamento tecnico deve essere fatta in base ai seguenti fattori:

  • Altitudine dell’escursione,
  • Stagione nella quale l’escursione viene fatta;
    Tipologia del terreno che si incontrerà;
  • Lunghezza del percorso;
  • Previsioni meteorologiche.

Una lacuna nella scelta dell’abbigliamento e dell’equipaggiamento tecnico o un difetto di manutenzione o messa a punto del materiale tecnico possono essere causa di incidenti anche gravi, che però possono essere evitati. Per quanto riguarda l’attrezzatura la raccomandazione che faccio è quella di utilizzare sempre la propria attrezzatura personale e possibilmente non utilizzare quella di altri o prestare la nostra ad altri: solo noi sappiamo la reale storia di quell’attrezzatura.

Alimentazione

Alimentazione ed efficienza fisica nelle attività di montagna sono strettamente collegate tra loro e ad esse quindi si ricollega la prevenzione degli incidenti. In funzione di come ci alimentiamo prima, durante e dopo l’escursione contribuisce a dare il giusto supporto e apporto di energia al nostro fisico che saprà rispondere nel modo giusto al momento giusto.

Ad esempio è meglio fare delle mini pause frequenti e mangiare qualcosa piuttosto che non mangiare o mangiare una volta sola e abbuffarsi. Poi in certi casi è meglio evitare cibi grassi e preferire barrette proteiche ed energetiche oppure frutta secca, o ancora un pezzo di formaggio o due uova sode. Sono comunque alimenti che occupano poco spazio e che danno un enorme apporto di proteine e nutrimenti facilmente assimilabili e digeribili dal corpo, in funzione anche dello sforzo che si andrà a fare. Se vado a fare un’escursione semplice posso mangiare anche un panino mentre se vado a fare qualcosa di più impegnativo è bene curare un pò di più l’alimentazione. Il consiglio è quello do non mangiare troppo prima di affrontare una salita, ma anche qui ognuno poi sa regolarsi personalmente quando ha bisogno di mangiare e  quando no.

Di sicuro per superare gli sforzi è bene cibi facilmente digeribili e che danno energia nel breve medio periodo (frutta secca, cioccolato, barrette) e mangiare zuccheri (senza esagerare ovviamente). La cosa fondamentale infatti è quella di non andare in carenza di zuccheri perchè poi va a influire sulla componente psicologica e psichica. Infine una buona e sana abitudine è quella di concludere la nostra escursione mangiando una fetta di dolce e bevendo una buona birra: è un modo per concludere degnamente la giornata, passare un momento di convivialità con i nostri amici e integrare liquidi e nutrienti dopo lo sforzo fisico.

mangiare frutta secca
L’importanza di mangiare frutta secca durante un’escursione in montagna

Pericoli oggettivi

I pericoli oggettivi sono tutte quelle situazioni di pericolo che non dipendono da noi e dal nostro comportamento ma che fanno parte della natura stessa dell’ambiente in cui andiamo a operare, e in questo caso la montagna. Possiamo aver preparato bene l’escursione a casa in ogni minimo dettaglio, essere allenati, equipaggiati, vestiti correttamente, etc. però rimane sempre una componente che non potremmo mai annullare. Infatti in montagna il “rischio zero” non esiste, ma possiamo solamente lavorare sui pericoli soggettivi: più siamo preparati qui e più il rischio si riduce arrivando al massimo al 5%. Per completare questa panoramica sui pericoli oggettivi, va tenuta in considerazione la presenza di una fauna avversa alla nostra natura umana, come ad esempio la presenza di zecche, vipere o altri animali che potrebbero procurare dei danni ala nostro fisico.

I pericoli oggettivi possono essere suddivisi nel modo seguente:

In base alla natura del terreno:

  • Erboso e boschivo,
  • Ghiaioso e pietroso,
  • Roccioso,
  • Nevoso,
  • Glaciale.

In base ai fenomeni atmosferici:

  • Nebbia,
  • Vento,
  • Freddo,
  • Fulmini.

Terreno erboso e boschivo

Questo tipo di terreno potrebbe a prima vista sembrare semplice e privo di pericoli, pur tuttavia può nascondere diverse insidie, soprattutto per chi non ha esperienza. In particolari situazioni è presente il rischio di scivolare: quando ad esempio un pendio erboso è bagnato perchè ha appena smesso di piovere o perchè si è appena sciolta la neve, oppure è possibile scivolare sulle radici affioranti nel bosco, soprattutto se umide o bagnate. E’ il caso di chi per esempio va a raccogliere funghi senza prestare le dovute accortezze. Oltre a scivolare è possibile bagnare scarponi, calzini e pantaloni aumentando la sensazione di freddo che si protrae su tutto il corpo. Oppure è possibile perdere l’orientamento se si attraversano vaste radure erbose in condizioni di scarsa visibilità (nebbia o nuvole basse) o un bosco umido privo di sentieri.

Cosa fare per ridurre i rischi?

In presenza di terreno erboso e boschivo bagnato per minimizzare i rischi che abbiamo appena detto è consigliato utilizzare un buon scarpone da montagna (con suola rigida e ben marcata, traspirante e idrorepellente in Gore-Tex o Outdry e con caviglia alta). E’ inoltre consigliato utilizzare, in caso di erba alta bagnata, un paio di ghette e dei ramponcini a 4 o 6 punte, molto utili in caso di terreno ripido e bagnato o ghiacciato. Infine bisogna sempre conoscere nel modo più preciso possibile il territorio nel quale ci si muove e nel caso si perda l’orientamento avere le conoscenze necessarie per sapersi orientare con cartina topografica, bussola e altimetro.

👉 LEGGI ANCHE: Come scegliere lo scarpone da montagna giusto: consigli utili 

Terreno ghiaioso e pietroso

In questo caso il pericolo principale è dovuto al rischio di scivolare oppure di provocare lo smottamento di grossi massi instabili o provocare la caduta di sassi, potenzialmente pericolosi per chi sta sotto di noi. Per ridurre questo rischio è necessario procedere cautamente (essere agili come un animale) cercando di trovare i punti di appoggio più stabili possibili. Importanti è sicuramente avere un buon scarpone, ma anche dei bastoncini telescopici che di fatto aumentano il nostro equilibrio e i “punti di appoggio” diventando la prosecuzione dei nostri arti superiori. Mentre si cammina è consigliato effettuare passi corti e misurati, in modo da sbilanciarsi il meno possibile. Se si è in gruppi più o meno numerosi, la cosa da fare è procedere vicini uno all’altro oppure, nel caso si debba superare un tratto pericoloso, procedere uno alla volta.

Terreno roccioso

Anche con il terreno roccioso il pericolo principale è dovuto al rischio di scivolare, in presenza di roccia liscia o bagnata, oppure in presenza di verglass, e il rischio di caduta sassi. Il rischio di caduta sassi infatti è il classico esempio di pericolo oggettivo che non potremmo mai eliminare del tutto e che saremo sempre esposti. Essa può essere provocata dall’azione combinata di gelo/disgelo, dal vento, dal passaggio di altri escursionisti/alpinisti sopra di noi o dal passaggio di animali.

Cosa fare per ridurre i rischi

L’unica cosa da fare è quella di indossare sempre un caschetto quando camminiamo a ridosso di una parete rocciosa, conoscere il tipo di roccia (alcuni tipi sono più “friabili” di altri), osservare sempre ciò che ci sta attorno, compresi movimenti strani, e stare attenti quando si alza il vento e siamo sotto una parete.

Per una corretta progressione su terreno roccioso (vie di roccia, vie ferrate o sentieri attrezzati, etc.) è bene procedere con calma, prima di tirare un appiglio o caricarci il peso del nostro corpo è utile saggiarne la tenuta con il palmo della mano (mai tirarlo verso di noi: potrebbe staccarsi e oltre a sbilanciarci, potrebbe precipitare su chi sta sotto). Evitare, se possibile, tratti di roccia bagnata o ricoperti da verglass (sottile strato di ghiaccio, spesso non visibile) e quando dobbiamo farlo, prestare la massima attenzione. Limitare al minimo indispensabile le soste lungo i camini, colatoi e gole, che sono i percorsi naturali delle scariche di sassi dall’alto.

Se avviene una scarica di sassi (per esempio lungo una via ferrata: accade spesso soprattutto su quelle molto frequentate) appiattirsi il più possibile contro la parete, chiudere il collo e mettendo lo zaino sopra la testa a ulteriore protezione. Se siamo noi a provocare la caduta di sassi avvisare sempre i compagni gridando in maniera forte e chiara la parola “SASSO”!!! In caso di gruppi con più persone è bene camminare in maniera compatta.

Terreno nevoso

Il terreno nevoso è un terreno che presenta moltissime insidie e per questo è fondamentale conoscere bene le dinamiche prima di avventurarsi in questo ambiente. I principali pericolo sono:

  • rischio di scivolare,
  • attraversamento di pendii con elevato rischio di distacco di slavine e valanghe,
  • presenza di cornici di neve sulle creste,
  • difficoltà di orientamento in caso di nebbia o maltempo,
  • rischio di assideramento e congelamento,
  • effetti del riverbero della neve (oftalmie, scottature e insolazioni).

Al fine di minimizzare questi rischi, quando ci si muove in ambiente innevato bisogna:

  • calcolare in modo preciso la durata dell’escursione,
  • consultare il bollettino nivo-meteorologico già dai giorni precedenti la data dell’escursione,
  • studiare bene i percorsi a casa facendo uno “schizzo di rotta”,
  • conoscere le caratteristiche del manto nevoso,
  • essere vestiti ed equipaggiati adeguatamente (artva, pala e sonda, ciaspole, ramponcini)

Inoltre è consigliato avere con se sempre un thermos con una bevanda calda, usare un copricapo, occhiali da sole con grado UV 3 e creme solari per evitare scottature.

👉 LEGGI ANCHE: Come fare un’escursione sulla neve in sicurezza 

Terreno glaciale

Analogamente all’ambiente innevato, su terreno glaciale il principale rischio, oltre a scivolare e al rischio di valanghe, è quello della presenza di crepacci e seracchi. Qui infatti non siamo più in ambito puramente escursionistico, ma entriamo in campo alpinistico. Per affrontare questi territori è obbligatorio essere adeguatamente formati o accompagnati da personale esperto. In generale andare in montagna non è un “gioco” ma bisogna essere consapevoli e preparati su tutti i punti di vista per muoversi in sicurezza; ovviamente  più si alza l’asticella della difficoltà delle cose che andiamo a fare e più è doveroso porre attenzione a questi aspetti. In questo caso la progressione avviene con l’utilizzo di ramponi e piccozza (e in alcuni casi una corda) e devono essere utilizzatele tecniche di progressione e di autosoccorso necessarie per attraversare questi ambienti in sicurezza.

Pericoli oggettivi in base ai fenomeni atmosferici

Fin qui abbiamo visto i pericoli oggettivi legati al tipo di terreno. Ora vediamo brevemente i pericoli oggettivi legati alle condizioni meteorologiche, che incidono molto sull’andamento della nostra uscita in montagna, per cui non bisogna mai sottovalutarle, soprattutto in alta quota.

👉 LEGGI ANCHE: Quali sono i possibili pericoli legati al meteo in montagna

intervento soccorso alpino
Intervento Soccorso Alpino

Nebbia

La nebbia o le nuvole basse, sono un fenomeno che si presenta frequentemente e a volte arriva all’improvviso. Il rischio maggiore è quello di perdere l’orientamento con conseguenze assai pericolose. Non c’è niente di peggio che non sapere dove siamo o dove stiamo andando. Potremmo ritrovarci su terreni sconosciuti, imbatterci in difficoltà non previste, e il rischio di fare un bivacco all’addiaccio. Inoltre se dovessimo chiamare i soccorsi è importante dirgli dove siamo, altrimenti possono impiegare molto tempo prima di trovarci.

Ovviamente per ovviare a questo problema è opportuno preparare bene l’escursione a casa e bisogna essere in grado di utilizzare correttamente bussola, altimetro e cartina topografica e cercare di mantenere sempre la calma.

Vento

Il vento è un altro fenomeno atmosferico che spesso è presente soprattutto a quote elevate. L’azione del vento va a togliere calore all’organismo, diminuisce la temperatura percepita (effetto wind-chill) favorendo in certi casi assideramento e congelamento. Inoltre il vento può essere ostacolo alla respirazione e aumenta la difficoltà di progressione rendendo incerto l’equilibrio e aumentando (come abbiamo visto prima) la possibilità di caduta sassi.

Per evitare o ridurre questi rischi bisogna innanzitutto utilizzare un abbigliamento adeguato con caratteristiche antivento (wind-stopper, guanti, berretto, gusci impermeabili, etc.). Poi bisogna prestare molta attenzione nella scelta dei percorsi: evitare percorsi di cresta, evitare zone con rischio caduta sassi, fare attenzione agli accumuli di neve da vento in prossimità di creste e forcelle (nel caso di ambiente innevato).

Freddo

I pericoli legati al freddo sono l’assideramento e congelamento. La prevenzione avviene adottando un abbigliamento adeguato (guscio antivento, pile in polartec, maglia termica, pantaloni tecnici, guanti, berretto, etc.) e un’alimentazione corretta. Molto utile è portare sempre con se un thermos con the caldo e zuccheri.

A tal proposito analizziamo la differenza tra assideramento e congelamento:

  • Assideramento: è il raffreddamento di tutto il corpo al di sotto dei 35 °C, dovuto all’esposizione prolungata a basse temperature. In questo caso c’è una diminuzione della temperatura corporea (3 °C ogni ora), da cui deriva una progressiva e marcata riduzione delle funzioni vitali;
  • Congelamento: è il raffreddamento localizzato di alcune parti del corpo dovuta all’esposizione a basse temperature. In genere sono colpite le estremità, quali le dita delle mani e dei piedi, la punta del naso, le guance e le orecchie.

Fulmini

Fenomeno tipicamente estivo possono essere pericolosi. Quello che possiamo fare è imparare a conoscerli individuando alcuni segni premonitori (ronzio, suono degli oggetti metallici, i capelli che si drizzano, etc.). Ovviamente bisogna sempre osservare le condizioni meteo: il più delle volte i temporali sono previsti.

In ogni caso per correre ai ripari è opportuno:

  • evitare creste, cime o luoghi che costituiscono delle sommità,
  • depositare lontano da noi tutte le parti metalliche (in caos per esempio siamo sopraggiunti da un temporale mentre siamo in ferrata),
  • evitare di percorrere o sostare lungo via ferrate e uscire il prima possibile (valutare sempre eventuali vie di fuga leggendo la relazione),
  • evitare le grotte, i grossi massi o gli alberi isolati. Se si entra in grotta, è bene stare almeno 3 metri dal filo della parete e assumere una posizione rannicchiata, con piedi uniti e le ginocchia contro il corpo.

Conclusioni

Spesso sentiamo dire in tv e nei telegiornali “la montagna è assassina”, in realtà non è vero e mi dissocio da questa affermazione, perchè la montagna non è assassina, certo ha nella sua natura una serie di pericoli e di insidie come qualsiasi ambiente naturale, quello che noi dobbiamo fare e capire e “leggere” la montagna. Come dice il noto alpinista, scrittore e scultore Mauro Corona, bisogna saper ascoltare la montagna: è lei che decide se quel giorno ha voglia che tu vada a trovarla oppure no. Di sicuro lei lancia dei segnali e sta a noi capirli preventivamente e fare le nostre considerazioni, arrivando anche alla rinuncia. Tanto la montagna è sempre la e possiamo sempre tornarci un’altra volta quando lei vorrà.

Il “peccato” che molti purtroppo fanno (anche alpinisti ed escursionisti esperti) è quello di non ascoltarla e andare lo stesso oppure di avere un eccesso di sicurezza che li porta, nei casi più gravi, a rimetterci anche la vita. Sempre citando Mauro Corona: “Dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere.”, ovvero bisogna si divertirsi ma bisogna anche sempre portare a casa la pelle.

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