Marmolada, la regina delle Dolomiti6 min read

A quota 3342 m la Marmolada è la Regina incontrastata delle Dolomiti con il suo traballante ghiacciaio e la sua imponente parete Sud dove si sono scritte pagine della storia dell’alpinismo.
Ci sono montagne che affascinano solo per il fatto di essere difficili da scalare e per le condizioni climatiche proibitive in vetta. Ma ve ne sono altre che sono semplicemente belle, per via del paesaggio naturalistico che le circonda e per le pagine di storia che, seppur drammatiche, le hanno segnate per sempre: tra queste c’è la Marmolada, la “Regina delle Dolomiti” che, con la vetta del Monte Penia alta 3343 mt, svetta tra le Alpi Orientali. Teatro di feroci scontri tra gli italiani e le truppe austro-ungariche durante la Grande Guerra, la Marmolada ospita anche uno dei più grandi ghiacciai delle Dolomiti.
Marmolada: una montagna ricca di storia
Il massiccio della Marmolada sorge tra il Trentino Alto Adige e il Veneto, precisamente tra Canazei in Val di Fassa e Rocca Pietore nel bellunese. È circondata da vette minori come il Piz Serauta, il Monte Serauta, la Marmolada d’Ombretta, Punta Rocca, il Piccola Vernèl e il Gran Vernèl. A differenza del resto delle Dolomiti, la Marmolada non è composta dalla tipica dolomia ma da un compatto calcare grigio mescolato a materiale vulcanico.
Sul versante meridionale della Marmolada spicca la Parete d’Argento mentre su quello nord si trova il monumentale Ghiacciaio della Marmolada, dal quale nasce il torrente Avisio che, attraversando la Val di Cembra, la Val Fiemme e la Val di Fassa, sfocia poi nel fiume Adige. Sullo stesso ghiacciaio è possibile sciare, facendo parte della Ski Area Marmolada, tra le più incantevoli di tutte le Dolomiti, con ben 12 km di piste incastonate tra la Malga Ciapela e Punta Rocca.
Quella che oggi è una delle più amate mete turistiche in Italia, durante la Prima Guerra Mondiale ospitava la linea del fronte italiano e austriaco: ancora oggi sono ben visibili le postazioni, le trincee e i camminamenti utilizzati dai soldati, ma soprattutto “Eisstadt” la Città di Ghiaccio scavata dagli austriaci. Si tratta di un complesso sistema di gallerie sotterranee dove vivevano i soldati, di cui però restano solo sbiadite foto, essendo scomparse a causa degli inesorabili movimenti del ghiacciaio.
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Altavia n.2 Delle Leggende
Non si dimentichi poi che la Marmolada si trova lungo la famosa Alta Via n.2, assieme altri gruppi montuosi come le Pale di San Martino, il Massiccio del Sella e le Alpi Feltrine. L’Alta Via n.2 è anche nota come la Via delle Leggende, perché molti sono i racconti che interessano i luoghi toccati da questo sentiero, legati agli antichissimi popoli ladini. Anche la Marmolada è ammantato da una leggenda, secondo la quale molto tempo fa era completamente verdeggiante e fertile, con gli abitanti del villaggio di Sottoguda che sostavano in cima per la falciatura.
Il giorno della festa della Madonna della Neve tutti scesero in paese per partecipare alla messa, tranne una donna che, presa dall’avidità, preferì restare in quota per accumulare più fieno possibile. La Madonna, offesa, scatenò in una notte di piena estate una furiosa tempesta di neve: il mattino seguente al posto dei prati verdi, sulla Marmolada comparve un freddo ghiacciaio, il più grande di tutte le Dolomiti.
Le prime scalate della Marmolada
Furono Fulgenzio Dimai, Angelo Dimai e Paul Grohmann, vero e proprio pioniere dell’alpinismo sulle Dolomiti, a scalare per primi la Marmolada, ossia il Monte Penia: l’impresa avvenne nel 1864, partendo dai casolari del Fedaia. Lo stesso Grohamann due anni prima cercò di raggiungere la vetta in solitaria, ma riuscì a raggiungere solamente i 3309 mt di altezza di Punta Rocca.
Entrambe le spedizioni sono comunque partite dal versante nord, attraversando dunque il Ghiacciaio della Marmolada non senza qualche difficoltà: è necessario infatti intraprendere questa via solo se si conoscono le tecniche basi della progressione in cordata, snodandosi su un vero e proprio ghiacciaio.
Per raggiungere le falde della Marmolada, bisogna raggiungere il Passo Fedaia, mettendosi in cammino alla volta del Pian dei Fiacconi (raggiungibile volendo anche attraverso la bidonvia) percorrendo i sentieri n.606 e n.606 Bis. Una volta raggiunto Pian dei Fiacconi a 2626 mt di altezza, inizia il percorso sul Ghiacciaio della Marmolada tramite una via ferrata in pietra, proseguendo poi oltre una cresta innevata alla volta delle cime di Punta Penia.
Le altre vie alpinistiche della Marmolada
Tra le vie alpinistiche più difficili della Marmolada c’è quella che parte dal versante sud e che passa per la calcarea Parete d’Argento, raggiungibile dalla Malga Ciapela attraverso un sentiero diretto alla Val Ombretta. I primi a cimentarsi su questa parete sono stati nel lontano 1901 Bortolo Zagonel, Michele Bettega e Beatrice Tomasson: fu per loro estrema ma emozionante, diventando in poco tempo un vero classico tra le vie alpinistiche dolomitiche.
Tra gli altri percorsi ci sono quello aperto da Reinhold Messner sempre passando per la Parete d’Argento, la Via del Cinquantenario, la Via della Cattedrale e la Via Karol Wojityla dedicata al pontefice che benedisse la statua della Vergine sita nella Cappella di Punta Rocca.
Altre vie alpinistiche importanti
Nel corso degli anni sono state aperte numerose vie sulla parete Sud della Marmolada, alcune famosissime. Riproponiamo qui le più importanti e degne di nota:
- 1929 – Luigi Micheluzzi apre una nuova via lungo il Pilastro Sud. Uno dei primi itinerari di sesto grado.
- 1936 – Gino Soldà e Umberto Conforto aprono un nuovo itinerario sulla parete sud-ovest che raggiunge Punta Penia. Oggi è uno dei percorso più battuti.
- 1936 – Gian Battista Vinatzer ed Ettore Castiglioni aprono una via logica, tra le più ripetute sulla parete sud che raggiunge Punta Rocca.
- 1964 – Armando Aste e Francesco Solina aprono la via Ideale sulla sud utilizzando chiodi a espansione.
- 1965 – Armando Aste e Francesco Solina aprono la via Canna d’Organo lungo la parete sud che sale a punta Rocca.
- 1969 – Reinhold Messner apre una via diretta lungo la parete sud fino a Punta Rocca. Itinerario spesso abbinato con la Vinatzer.
- 1970 – A. Gogna, A. Dorigatti, A. Giambisi e B. Allemand aprono la Via del Cinquantenario FISI lungo la parete sud. La via raggiunge Punta Rocca.
- 1978 – L. Rieser, R. Schiestl aprono Schwalbenschwanz alla Marmolada d’Ombretta.
- 1979 – Heinz Mariacher e Reinhard Schiestl aprono Don Quixote alla Marmolada d’Ombretta.
- 1979 – Graziano Maffei, Paolo Leoni e Mariano Frizzera aprono la via Karol Wojityla sul Pilastro Lindo di Punta Penia.
- 1981 – Igor Koller e Jindrich Sustr aprono la mitica via Attraverso il Pesce (Weg durch den Fisch) lungo la parete sud che raggiunge la Marmolada d’Ombretta. Impiegano dal 2 al 4 agosto per realizzare la salita.
- 1982 – Heinz Mariacher e Luisa Iovane aprono Tempi Moderni a Punta Rocca, il tracciato si sviluppa lungo la parete sud.
- 1983 – Graziano Maffei e Paolo Leoni aprono via Della Cattedrale, un piccolo monumento dell’arrampicata in Marmolada.
Libri sulla Marmolada
Ecco una rassegna di libri sul massiccio della Marmolada:
- Marmolada: regina delle Dolomiti, Luigi Casanova, Trento, 2004
- La città di ghiaccio: guida agli itinerari e al Museo della guerra 1915-18 in Marmolada, Mario Bartoli, Mario Fornaro e Gianrodolfo Rotasso, Valentina Trentini Editore, 2009
- La città di ghiaccio – La Grande Guerra nelle viscere della montagna, Andrea De Bernardin e Michael Wachtler, Athesia, 2009
- Bartoli, Mario (Autore)
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Classe 1983, fin da bambino ho avuto la passione per la montagna, gli sport all’aria aperta e la natura. Nel 2011 mi sono iscritto al C.A.I. dove ho seguito diversi corsi. Oggi la montagna è una passione viva più che mai oltre che uno stile di vita. La voglia di condividere questa mia passione è il motivo per cui ho deciso nel 2020 di fondare questo Blog per mettere al servizio degli altri tutte le mie conoscenze.
Cito dall’articolo-intervista “Un altro alpinismo era possibile”, risalente agli anni novanta e pubblicato da Mountain Wilderness:
“…non hanno trascurato di occuparsi del famoso polistirolo espanso immesso nei crepacci. Come è stato accertato, fino a qualche anno fa c’era l’abitudine di riempire qualche crepaccio terminale con enormi quantità di polistirolo e poi far saltare con una piccola carica di esplosivo i bordi, così da coprire tutto e “far spessore”. Adesso il polistirolo percorre gli oscuri meandri sotterranei del ghiacciaio.”.
Qualcuno se ne è ricordato e ha fatto “due più due” dopo l’ultimo devastante crollo?
https://www.mountainwilderness.it/etica-e-cultura/alessandro-gogna-unintervista-del-1990-cosa-cambiato-sul-fronte-dellambientalismo-montano/
qui sopra l’intervista integrale
Forse qualcuno degli interessati nel frattempo potrebbe aver cambiato opinione, essere “venuto a patti” con il sistema di spettacolarizzazione- mercificazione-sfruttamento e colonizzazione della Montagna.
Chi di sicuro era rimasto sulle sue posizione di ecologista radicale era l’amico Gianfranco Sperotto, uno degli organizzatori dell’operazione sulla Marmolada. Prematuramente scomparso investito da un’auto “sbadata” (eufemismo) mentre, con la bici per mano, attraversava sulle strisce. Al rientro da una delle sue quasi quotidiane spedizionii in Valdastico e dintorni per distribuire libri di ecologia, montagna e Resistenza.
GS
Grazie Gianni per la tua preziosa testimonianza e per l’interessantissimo articolo-intervista che hai citato. Per fortuna adesso le cose sono un pò cambiate rispetto un tempo, la sensibilità è migliorata anche se c’è ancora molto lavoro da fare. Se non l’hai già fatto ti invito a leggere anche questo articolo che ho scritto https://qui-montagna.com/il-futuro-della-montagna-allinsegna-di-uno-sviluppo-sostenibile/