Everest: trekking al campo base7 min read

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Chi non ha mai sognato di ammirare il mondo da una delle cime più alte in assoluto? Il monte Everest rappresenta, per gli amanti del trekking, una delle escursioni più ambite. Il Monte Everest infatti è la montagna più alta del mondo con i suoi 8849 m di altezza scalata per la prima volta senza ossigeno da Reinhold Messner negli anni ’70. Al nome Everest è associata la storia dell’alpinismo mondiale. Anche se raggiungere la vetta è impresa ardita che solo pochissime persone al mondo sono in grado di fare, percorrere un trekking alla base dell’Everest è invece alla portata di tutti e di sicuro una delle esperienze più belle e affascinanti.

Poter godere del panorama dopo una salita del genere, è di certo un’esperienza unica da poter vivere e raccontare. Tutto a patto di svolgere il percorso nel modo appropriato. Questo vuol dire sia procedere in sicurezza, sia scegliere percorsi e tappe selezionate. È quello che vedremo in questa breve guida.

Itinerario: le tappe in sintesi

Vediamo un breve riassunto delle varie tappe che percorreremo lungo questo fantastico trekking himalayano alla base della montagna più alta del mondo.

  • Giorno 1: arrivo all’aeroporto di Kathmandu in Nepal
  • Giorno 2: Kathmandu/Lukla – Phakding
  • Giorno 3: Namche Bazar
  • Giorno: 4: Tengboche
  • Giorno 5: Dingboche
  • Giorno 6: Lobuche
  • Giorno 7: Campo Base Everest – Gorkshep
  • Giorno 8: Kalapather – Pariche
  • Giorno 9: Namche
  • Giorno 10: Lukla
  • Giorno 11: Lukla – Kathmandu
  • Giorno 12: Rientro a casa.

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Everest: cosa comprende il percorso

Il soggiorno ideale si compone di 12 giorni e 11 notti. Il costo del trekking è a partire da 1399 euro, per un gruppo che va da 3 a 15 persone, ed è prevista una guida che parla in inglese e in italiano. Al momento a causa Covid-19 la destinazione è temporaneamente chiusa al pubblico ma presto (speriamo) ritorneremo a viaggiare e fare la vita di prima.

Il trekking organizzato in Nepal al Campo Base dell’Everest comprende:

  • Sistemazione in hotel,
  • Trattamento di pensione completa più snack supplementari,
  • Trasferimenti privati,
  • Permesso per il parco nazionale di Sagarmatha,
  • Carta TIMS (Trekking Information Management System),
  • Attrezzatura per il trekking (sacco a pelo, piumino ecc.. ),
  • Certificato di apprezzamento dopo un trekking di successo,
  • Cassetta di primo soccorso a compressione,
  • Tutte le amministrazioni e le tasse locali,
  • Guida trekking certificata in lingua italiana e inglese,
  • Assicurazione medico/bagaglio e covid-19.

Cosa non include il trekking

In questo trekking non è incluso:

  • Viaggio per e da destinazione,
  • Visto per il Nepal,
  • Bevande e pasti non espressamente indicati in programma,
  • Extra personali e mance,
  • Assicurazione annullamento (se non acquistata durante la prenotazione viaggio).

Per maggiori informazioni vai alla
pagina ufficiale
del tour operator
CLICCA QUI SOTTO 

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Cosa vedere lungo il trekking al campo base

Il viaggio in Nepal comincia quindi con l’atterraggio in aeroporto, precisamente a Kathmandu. La tappa successiva sarà Lukla, che si può raggiungere con un volo interno che porta il viaggiatore a quota 2.610 metri sul livello del mare. Come prima meta, all’inizio di questo splendido percorso, c’è Phakding, e questo ci da lo spunto per approfondire, nel prossimo paragrafo, le bellezze delle tappe intermedie.

Cominciando il percorso da Phakding, si ha la possibilità di immergersi fin da subito nella meravigliosa natura del Nepal. Si tratta infatti di un caratteristico villaggio pieno di colori e incastonato nella vallata.

Proseguendo verso Namche Bazaar, si avrà invece la possibilità di arrivare in quella che da tutti i viaggiatori viene chiamata ‘la capitale del trekking’. Attardandosi per visitarla, non si può infatti non rimanere affascinati dal connubio tra la cultura espressa dai templi buddisti, e dalla natura rappresentata dagli yak che pascolano placidi. Nel frattempo si è arrivati a quota 3.450 metri sul livello del mare. Prima di proseguire nel cammino, può essere utile dare qualche informazioni pratica necessaria per non trovarsi in difficoltà.

namche bazaar nepal
Namche Bazaar

Quello che devi sapere e portare

Prima di partire è necessario provvedere a due cose in particolare l’equipaggiamento e i documenti. In tal modo non ci si troverà in spiacevoli situazioni.

Per quanto riguarda l’equipaggiamento, è fondamentale munirsi di un abbigliamento da trekking con cambi e scarponi adeguati alla salita. Borraccia, bussola e un kit di pronto soccorso non possono mancare, nemmeno in un viaggio organizzato. Ciascun viaggiatore infatti non solo è responsabile per la propria incolumità, ma non deve mai e poi mai mettere in pericolo gli altri. La preparazione fisica e mentale sarà dunque appropriata per il tipo di percorso che si va ad intraprendere. In ogni caso non bisogna preoccuparsi perchè è un viaggio ben organizzato e non ci si deve preoccupare di nulla, solamente di divertirsi e passare una bella esperienza da portare a casa.

Veniamo adesso alla documentazione: la carta di identità valida per l’espatrio sarà un documento da mettere di certo in valigia. Anche il passaporto può essere utilizzato, a patto che non scada da qui a 6 mesi, e che naturalmente sia in corso di validità. Inoltre bisogna portare via anche il Green Pass.

È sempre buona norma poi, segnalare alla guida eventuali condizioni fisiche che potrebbero destare problemi, come allergie o stati particolari. Continuiamo adesso con il percorso, essendo arrivati al terzo giorno!

Da Namche Bazar a Tengboche: cosa vedere

Tengboche è un altro splendido villaggio che si trova nel nord est del Paese, ed è noto per la presenza di un vero gioiello storico: si tratta del monastero di Khumbu, il più grande della zona. Con questa nuova tappa si arriva a sfiorare quasi quota 4.000 metri sul livello del mare. Ci si può fermare a fare base qui oppure proseguire (e questo è consigliabile) fino a Dingboche, a quota 4.410 metri sul livello del mare. E in effetti tutti consigliano di pernottare in questo villaggio sherpa, famoso per la possibilità di acclimatarsi a un’altitudine così elevata.

Il giorno seguente si può continuare il viaggio con destinazione Lobuche. Si tratta di una cima molto ambita da chi fa trekking qui. E da qui a poco, si può cominciare a respirare aria di conquista, perché il campo base dell’Eeverest è sempre più vicino.

Arrivo al campo base: come riconoscerlo

È praticamente impossibile non riconoscere l’arrivo del percorso. Non è solo per il traguardo colorato di tante bandierine che accolgono il trekker. Qui si respira davvero aria di maestosità e infinito. Un ultimo saluto reverenziale alla cascata di ghiaccio del Khumbu, e poi si è pronti per tornare indietro con il Nepal negli occhi e nel cuore.
Un pernottamento naturalmente è d’obbligo, e si può farlo a Gorkshep, avamposto della vallata in cui elaborare il distacco dal monte Everest.

Si torna indietro: come affrontare la discesa

Scendere dal campo base non è più facile che salire. Se non viene affrontata al meglio la discesa, infatti, può dare problemi. Il villaggio di Pariche serve proprio a questo, alla corretta acclimatazione che non va assolutamente presa alla leggera.
Prossima fermata Namche, che conduce infine al punto di partenza da cui tutto è cominciato: Lukla. Il rientro in aereo da qui, condurrà di nuovo a Kathmandu.

Trekking al campo base dell’Everest: a chi affidarsi

La prima cosa da specificare è che un viaggio del genere non è pensabile senza un’organizzazione e un supporto logistico altamente specializzato. Tra i tanti tour operator, Tramundi rappresenta un’eccellenza e una particolarità: si tratta di una travel company creata in primis da viaggiatori, che improntano ogni soggiorno all’insegna della professionalità e della passione. Prendendo spunto da uno dei loro viaggi organizzati proprio al campo base dell’Eeverest, segnaliamo un possibile indimenticabile soggiorno.

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Qualche ultima informazione utile

È sempre bene verificare le condizioni meteo prima di affrontare un viaggio del genere. In caso di avversità infatti, naturalmente le scalate vengono rimandate. Se per qualunque motivo, poi, durante il percorso (sia in salita che in discesa) si dovesse percepire qualche piccolo fastidio, sarà sempre necessario avvisare la guida e prendersi del tempo. L’aria rarefatta e le condizioni di altitudine possono infatti sollecitare l’organismo in un modo che in città sarebbe impossibile da simulare.

Il rispetto infine per i luoghi e le persone è sempre d’obbligo, e non è mai scontato da specificare.
Del resto chi affronta un percorso del genere sa benissimo che la natura maestosa va onorata e rispettata. Solo così il trekking al campo base Everest sarà un dono.

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