Cerro Torre, la montagna impossibile10 min read

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Tutti gli alpinisti al mondo sognano di sfidare le massime altezze degli 8000 della Terra e scalare vette come l’Everest, il K2, l’Annapurna o il Nanga Parbat. Eppure ci sono anche altre montagne sul pianeta che, nonostante non raggiungano altezze esagerate, ammaliano e affascinano gli alpinisti e gli scalatori di tutto il mondo e tra queste non può non citarsi il Cerro Torre.

Questa montagna è alta solo 3128 mt ma ciò che la rende forse unica al mondo è proprio la sua vetta, resa quasi inaccessibile alla luce della parete verticale in granito di 900 mt, sovrastata da uno scenografico fungo di ghiaccio (crollato in parte qualche tempo fa per effetto dei cambiamenti climatici e della gravità).

cerro torre fitz roy

Il Cerro Torre si trova in Patagonia e rappresenta per gli scalatori e alpinisti di tutto il mondo una meta ambita. Per avendo un’altezza di 3128 m è una delle montagne più difficili da scalare al mondo a causa delle continue avverse condizioni meteo e delle difficoltà tecniche.

Dove si trova il Cerro Torre

Il Cerro Torre sorge in Patagonia, quasi al confine tra l’Argentina e il Cile, svettando più di tutte le altre cime che lo circondano, ossia sul Cerro Standhardt, su Punta Herron e sulla Torre Egger. A due passi sorge il Fitz Roy mentre ai suoi piedi si stende l’immenso Ghiacciaio Patagonico che arriva a misurare ben 13.000 Km²: si trova nel cuore del meraviglioso Parco nazionale Los Glaciares dichiarato Patrimonio dell’UNESCO, nato per preservare paesaggi unici come la foresta andina, la steppa patagonica, l’area glaciale e il ghiaccio continentale. È in questo parco che si trova il famoso ghiacciaio Perito Moreno, i cui blocchi di ghiaccio finiscono nel Canale de Los Téèmplanos.

Come raggiungere il Cerro Torre

Per tentare di scalare il Cerro Torre bisogna raggiungere El Calafate, località famosa per tutti coloro che vogliono visitare il Perito Moreno e la Riserva Laguna Nimex popolata da fenicotteri rosa. Da El Calafate bisogna mettersi in marcia verso El Chaltén, piccolo villaggio nato solo nel 1985, giovanile e caratteristico: è sorto proprio ai piedi del Fitz Roy e del Cerro Torre e permette di raggiungere anche il bellissimo Lago Argentino, delimitato dall’imponente Ghiacciaio Upsala.

La prima “discussa” salita al Cerro Torre

La prima salita al Cerro Torre è storica, leggendaria e molto discussa, dopo il primo timido approccio che nel negli anni 50 del ‘900 fece padre Alberto Maria De Agostini: il presbitero era anche un ottimo geografo e per lungo tempo, dal 1912 al 1945, passò del tempo ad esplorare l’intero territorio della Patagonia. Nel 1958 due spedizioni italiane provarono a scalare il Cerro Torre da due punti diversi (una dal versante occidentale e l’altra da quello orientale) e, non potendo dunque collaborare tra loro, fallirono miseramente. Alcuni componenti come Walter Bonatti e Cesare Maestri però non si arresero, programmando le prossime ascese a questa ostile ma splendida montagna.

Il primo a riprovare la scalata fu proprio Cesare Maestri, in compagnia dell’italo-tedesco Toni Egger. La spedizione, dopo aver superato un ostico nevaio triangolare e infidi tratti ghiacciati, fu bloccata da una tempesta che costrinse il gruppo a impiegare ben 10 giorni per percorrere solamente 300mt.

Solo il 31 gennaio del 1959 Cesare Maestri riuscì a raggiungere l’ambita vetta del Cerro Torre. Quando però il gruppo di scalatori cominciò la discesa un paio di giorni dopo, fu travolto da una valanga che uccise Egger: con la sua scomparsa, sparì anche la macchina fotografica, ovvero l’unica prova dell’avvenuta scalata. Il suo corpo scomparve nel nulla ma una spedizione americana del 1974 ritrovò molti degli oggetti personali dell’alpinista, dalla piccozza al coltello fino alle corde, mentre della sua macchina fotografica non vi era misteriosamente traccia. Cesare Maestri si salvò grazie all’aiuto di Cesarino Fava ma la sua impresa, accolta trionfalmente all’iniziò, cominciò a destare qualche sospetto, proprio per la mancanza di prove.

Il nuovo tentativo di Cesare Maestri e la Via del Compressore

Travolto dalle polemiche e mosso dall’orgoglio, Cesare Maestri decise di tornare sul Cerro Torre nel 1970, portando con sé un compressore Fe Atlas Copco che pesava ben 100 chili. Il suo scopo era infatti quello di segnare la via piantando chiodi nella roccia della parete sud-est: così effettivamente fece ma il Maestri non andò oltre il Fungo di Ghiaccio, non considerandolo parte effettiva della montagna. Maestri durante la discesa e dopo aver lasciato il compressore agganciato all’ultimo chiodo, cercò invano di staccare tutti i chiodi, riuscendovi di fatto solo con gli ultimi. Da qui è nata la Via del Compressore, ripercorsa poi nove anni dopo da Jim Bridwell, che peraltro notò che i chiodi furono piantati da Maestri a 30 mt di distanza dal fungo.

Alla luce di queste nebulose ascese, la prima scalata certificata del Cerro Torre è quella avvenuta da parte della spedizione italiana dei Ragni della Grignetta di Lecco, il 3 gennaio del 1974: il gruppo comprendeva due cordate composte tra gli altri da Daniele Chiappa, Casimiro Ferrari, Mario Conti e Pino Negri.

Arrivarono in Patagonia in autunno inoltrato e l’ascesa lungo la parete nord richiese 2 mesi: percorsero la via segnata da Mauri e Bonatti nei primissimi tentativi del 1958, certamente difficile con arrampicate sul ghiaccio e lunghi tratti da percorrere con l’ausilio della corda.

Le polemiche sulla controversa salita

La vicenda del Cerro Torre è indubbiamente legata alla vita e carriera alpinistica di Cesare Maestri, e in particolare la via del compressore ha destato molti dubbi e critiche da una certa parte del mondo alpinistico. Il primo forte sostenitore di queste critiche fu proprio Reinhold Messner che nel 2019 decise di girare un film documentario per spiegare, secondo il suo punto di vista, la controversa prima salita della vetta patagonica ad opera di Cesare Maestri e Toni Egger.

Secondo la visione di Messner sostiene che in realtà Cesare Maestri non arrivò mai in cima al Cerro Torre ne durante il primo tentativo del 1959 ne successivamente nel 1970. Inoltre critica fortemente l’utilizzo del compressore e l’uso di tutti quei chiodi che deturpano la bellezza della montagna. Nel documentario Messner dichiara che “la montagna non racconta bugie” e parla dell’assenza di prove del famoso passaggio sopra il nevaio triangolare e delle contradizioni dei vari racconti della prima salita. In realtà il suo pensiero sulla vicenda Messner lo aveva già espresso chiaramente e raccontato nel suo libro “Grido di pietra” uscito negli anni ’90.

Tutto questo ha suscitato la viva polemica di Gianluigi Maestri (figlio di Cesare Maestri), contro quella che definisce la “multinazionale Messner & Co.” pubblicando un lungo post su Facebook a seguito delle riprese del documentario.

Il crollo del fungo di ghiaccio

Nel Febbraio del 2020 Matteo Della Bordella a seguito della prima ripetizione della Via del 40esimo dei Ragni sulla Aguja Poincenot fatta assieme a Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetto, hanno assistito al crollo di due funghi di ghiaccio, il primo avvenuto il 22 Febbraio sul versante Est, il secondo invece è avvenuto qualche giorno dopo, il 27 Febbraio, sul lato Nord.

Il secondo crollo è stato ripreso e documentato dall’alpinista russo Dmitry Golovchenko. Di seguito, cliccando sul link, potete vedere il video del crollo del fungo di ghiaccio che ha investito il Cerro Torre in Patagonia, pubblicato anche sulla sulla pagina facebook Patagonia Vertical di Rolando Garibotti.

Le principali vie alpinistiche

La via più famosa e seguita (circa il 95% delle vie di salita al Cerro Torre passa per questa via) è la via del Compressore aperta da Cesare Maestri nel 1970.

Oltre a questo percorso, l’altra importante via di salita verso la vetta è la via aperta dai Ragni di Lecco nel 1974 chiamata appunto “Via dei Ragni”, probabilmente una delle più incantevoli al mondo. Questa via alpinistica si sviluppa su una cresta che regala un panorama a 180° su tutto lo Hielo Continental, ossia il Campo di Ghiaccio Patagonico del Sud. Quando le condizioni meteorologiche lo consentono, è alla portata di tutti gli scalatori con una buona esperienza di alpinismo. La Via dei Ragni porta in cima al Cerro Torre in poco più di 3 ore e parte dal Colle della Speranza.

Le principali vie di salita alla vetta del Cerro Torre sono:

  • 1986 –  Peklenska Direttissima sulla parete est aperta dagli alpinisti sloveni Janez Jeglic, Silvo Karo, Francek Knez, Peter Podgornik, Pavle Kozjek e Matjaz Fistravec;
  • 1988 – Cara Sur sulla parete sud, via aperta dagli sloveni Silvo Karo e Janez JeglicVia. Questa è una via estremamente difficile con passaggi di misto e tratti esposti alla caduta di massi e ghiaccio;
  • 1994 – Los Tiempos Perdidos tra parete sud e ovest aperta da Francois Marsigny e Andy Parkin;
  • 1994 – What’s love got to do with it sulla parete sud aperta dagli sloveni Janez Jeglic, Marko Lukic e Miha Praprotnik;
  • 1995 – Infinito Sud sulla parete sud via aperta dagli alpinisti italiani Ermanno Salvaterra, Piergiorgio Vidi e Roberto Manni;
  • Primi anni Duemila –  Quinque Anni ad Paradisum sulla parete est aperta anche questa dagli alpinisti italiani Alessandro Beltrami, Ermanno Salvaterra e Giacomo Rossetti
  • 2005 – Slovene Sit-Start link-up sulla parete sud-est aperta dagli sloveni Andrej Grmovšek e Silvo Karo;
  • 2005 – El Arca de los Vientos che corre tra la parete nord e quella est aperta dagli italiani Alessandro Beltrami, Rolando Garibotti ed Ermanno Salvaterra. Si tratta dell’unica via di arrampicata sulla parete nord del Cerro Torre;
  • 2006 –  The Long Run link-up sulla parete sud-est via aperta dalla cordata sloveno americana composta da Marko Prezelj, Stephen Koch e Dean Potter;
  • 2008 – The Corkscrew link-up sulla parete sud-est aperta da Ole Lied e Trym Atle Saeland;
  • 2012 – Filo Sureste sulla parete sud-est via aperta dai nord americani Hayden Kennedy e Jason Kruk;
  • 2013 – Directa Huarpe sulla parete ovest, via che corre corre a destra di quella dei Ragni, e aperta dagli argentini Gabriel Fava, Wenny Sánchez e Roberto Treu;
  • 2015 – Directa de la Mentira sulla parete nord aperta dagli scalatori Colin Haley e Marc-André Leclerc .

Altre vie di salita alla vetta importanti

Nel corso degli anni si sono susseguiti numerosi tentativi di salita, essendo questa montagna un vero must per gli alpinisti e scalatori di tutto il mondo. Le altre vie alpinistiche importanti sono:

  • 1979 – Steve Brewer e Jim Bridwell completano la via del compressore salendo il fungo di ghiaccio;
  • 1985 – Lo svizzero Marco Pedrini realizza la prima salita in solitaria del Cerro Torre, salendo per la via del Compressore;
  • 1985 – In luglio Paolo Caruso, Maurizio Giarolli, Andrea Sarchi ed Ermanno Salvaterra realizzano la prima invernale al Cerro Torre;
  • 1987 – Rosanna Manfrini (assieme al compagno Maurizio Giordani) è la prima donna a scalare il Cerro Torre;
  • 2012 – David Lama, accompagnato da Peter Ortner, realizza la prima salita in libera della via del Compressore.
  • 2014 – Markus Pucher realizza la prima salita in free solo del Cerro Torre per la via dei Ragni.

Curiosità

La prima scalata invernale del Cerro Torre avvenne nel 1985 da parte di Ermanno Salvaterra, che nel 2005 ripercorrerà la Via del Compressore, così come qualche anno più tardi faranno Peter Ortner e David Lama: saranno proprio questi ultimi a liberare definitivamente dai chiodi la parete del Cerro Torre.

Nel mese di Dicembre del 2008, salirono in vetta al Cerro Torre ben 21 alpinisti, ripetendo la via dei Ragni sul versante Ovest. Fu un’evento straordinario visto che in 34 anni questa via ha avuto solamente 5 ripetizioni integrali, a dimostrazione del fatto di quanto difficile sia scalare questa straordinaria e affascinante montagna.

Libri sul Cerro Torre

Ecco alcuni libri che parlano del Cerro Torre:

  • Ande patagoniche. Viaggi di esplorazione alla cordigliera patagonica australe, Alberto Maria De Agostini, CDA & Vivalda, 1999
  • Grido di Pietra. Cerro Torre, la montagna impossibile, Reinhold Messner, Corbaccio, 2009
  • Enigma Cerro Torre, Giorgio Spreafico, CDA & Vivalda, 2006
  • Casimiro Ferrari: l’ultimo re della Patagonia, Alberto Benini Baldini Castoldi Dalai Editore, 2006
  • Cerro Torre. Mito della Patagonia, Tom Dauer, 2004.
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