Cambiamenti climatici e gli effetti sull’ecosistema alpino6 min read

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marmolada ghiacciaio scioglimento

Il ghiacciaio della Marmolada è uno dei simboli del rapporto tra montagna e cambiamenti climatici. Entro 25-30 anni più della metà dei ghiacciai alpini sono destinati a sparire con gravi conseguenze economiche ed ambientali.

I cambiamenti climatici e le conseguenze per la montagna

Un problema avvertito ormai da molti anni (forse troppi) e che oggi più che mai sta diventando un grosso problema sono i cambiamenti climatici in atto. Gli effetti si vedono a colpo d’occhio in tutte le parti del mondo con eventi atmosferici fuori dal normale, sempre più intensi e sempre più frequenti, che provocano danni economici, sociali e ambientali.

Ovviamente anche la montagna non è immune a tutto questo e anzi diventa una sentinella che lancia il grido d’allarme. Ormai l’umanità intera non può più far finta di niente pensando che sia normale tutto questo, perchè non lo è affatto. Amare la montagna significa anche amare la natura e il pianeta che ci accoglie e ci fa vivere. Un evento significativo quanto drammatico è il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai alpini con velocità impressionanti.

Il ghiacciaio della Marmolada ad esempio negli ultimi 40 anni si è ritirato del 75% e la cosa ancora più grave è che non si ritira solo in superficie ma si riduce anche di spessore. Le stime aggiornate dicono che fra 25 o al massimo 30 il ghiacciaio della Marmolada simbolo della regina delle Dolomiti è destinato ad estinguersi. E questo avverrà anche per moltissimi altri ghiacciai alpini, per non parlare di quelli che sono già spariti.

Conseguenze dei cambiamenti climatici in montagna

Una delle principali conseguenze dell’effetto disastroso dei cambiamenti climatici sulle nostre montagna è appunto la sparizione dei ghiacciai e questo significa un grave problema di approvvigionamento di acqua potabile. I ghiacciai alpini infatti sono la fonte principale di acqua per le comunità montane ma non solo, per l’intera popolazione, poichè l’acqua delle montagne arriva fino alle nostre città.

Tutte le montagne del pianeta anche le cime più alte del mondo (Everest, Kilimangiaro, Monte Bianco, etc.) sono colpite da questo fenomeno inesorabile. Nel nostro arco alpino ad esempio l’acqua che arriva dall’eccessiva fusione dei ghiacciai provoca inondazioni improvvise mentre in altre aree geografiche come è avvenuto nelle Ande la riduzione della copertura nevosa ha portato a gravi episodi di siccità in Paesi come il Cile.

Un altro effetto negativo del surriscaldamento globale del pianeta è lo scioglimento del ghiaccio al Polo Sud e al Polo Nord con l’innalzamento del livello degli oceani e l’alterazione delle temperature e dei cicli di pioggia e innevamento. Alzandosi poi il livello del mare e degli oceani città costiere come Venezia o molte isole spariranno e andranno sott’acqua. Sicuramente costruiremo città nuove sull’acqua con palafitte ma questo non toglie che perderemo per sempre gioielli universali come Venezia Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO oltre a vedere milioni di persone costrette a spostarsi. Questi sembrano scenari apocalittici o fantascientifici, ma purtroppo di questo passo presto potranno essere una dura realtà.

Il ghiacciaio della Marmolada e il suo inesorabile ritiro

Tornando alle nostre amate montagne i cambiamenti climatici cambieranno per sempre l’assetto del territorio e cambieranno anche i flussi turistici e quindi ci saranno conseguenze a livello economico. Tutti gli sport invernali (escursioni con le ciaspole, cascate di ghiaccio, sci alpino, scialpinismo, etc.) spariranno. Se pensiamo al ghiacciaio della Marmolada è anche un’attrazione turistica per chi lo ammira dal sottostante Lago Fedaia. Ogni anno ci sono moltissime persone provenienti da tutto il mondo per ammirare il ghiacciaio che una volta faceva impressione ma oggi è davvero ridottissimo.

Se si ascoltano le testimonianze di persone che hanno tra i 60 e i 70 anni o si guardano delle fotografie si può notare come il ghiaccio arrivasse fino al rifugio Pian dei Fiacconi e addirittura più sotto, mentre oggi per vedere  il ghiaccio bisogna camminare a circa un’ora in salita dal rifugio. Bisogna quindi cercare di invertire questo meccanismo e pensare a un nuovo modello di sviluppo montano sostenibile con proposte concrete per il futuro.

marmolada arretramento ghiacciaio
Marmolada arretramento ghiacciaio

Il prosciugamento dei laghi alpini

Un altro altro triste risultato dei cambiamenti climatici sull’arco alpino è il prosciugamento dei laghi alpini di origine glaciale. Mano a mano che spariscono e si restringono i ghiacciai tutti i laghi che sono alimentati da essi saranno destinati a scomparire. Uno fra tutti è il lago del Sorapis alimentato dai ghiacciai del Gruppo del Sorapis.

Ogni anno si riempie d’acqua in estate e tende a restringersi in inverno ma progressivamente sembra che la tendenza sia sempre più a una lenta e graduale riduzione e prosciugamento. Questo fenomeno interessa anche i grandi laghi del Mondo alle prese con gli effetti della siccità, delle attività umane, della scarsità di precipitazioni, della costruzione di dighe per la produzione di energia idroelettrica. Gli effetti sull’economia, sul clima e sulle attività umane potrebbe essere devastante.

La montagna del futuro

Finora abbiamo fatto una fotografia dello stato attuale delle cose. Il modello economico per l’economia di montagna e l’industria della neve che in parte ha funzionato fino adesso non è detto che debba funzionare per sempre. Anzi proprio dall’incalzare dei cambiamenti climatici e delle riflessioni in atto è doveroso pensare fin da subito a un nuovo modello sostenibile di vivere la montagna anche d’inverno.

La soluzione non è e non deve essere quella di produrre neve artificiale, realizzare impianti sciistici sempre a quote più elevate abbandonando quelli a quote più basse ormai in disuso per mancanza di neve oppure cercare di mettere dei teli bianchi sopra i ghiacciai per evitare che si sciolgano troppo.

Bisogna veramente cambiare rotta e mettere in atto sistemi più sostenibili e meno impattanti educando a un nuovo modello di montagna in inverno. A tal proposito il Club Alpino Italiano ha recentemente elaborato e approvato un documento che affronta la questione (di cui se ne è occupato anche il famoso alpinista Hervè Barmasse) dal titolo “Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci. Analisi del contesto, prospettive e proposte”.

Per scaricare e leggere il documento –> CLICCA QUI

La carovana dei Ghiacciai sul Gran Sasso

La Carovana dei Ghiacciai è un evento promosso da Legambiente e Comitato Glaciologico Italiano che ha come scopo il monitoraggio dello stato di salute dei ghiacciai di Alpi e Appennini. In particolare nel 2021 è stato monitorato il Ghiacciaio del Calderone sul Gran Sasso d’Italia nel cuore degli Appennini. Il Ghiacciaio del Calderone è un ghiacciaio di piccole dimensioni posto al centro dell’area mediterranea, che dal 2000 è stato diviso in due glacionevati (Calderone superiore e calderone inferiore).

La situazione emersa dal monitoraggio come è facile intuire è alquanto pessima e preoccupante. Nello specifico è stato riscontrato uno spessore del ghiacciaio di circa 25 cm con una riduzione dello spessore di ben nove metri in circa 25 anni. Non solo, se si considera come anno di partenza il 1994 c’è stata una una diminuzione della superficie del 65% il che significa una diminuzione da 6 a 2 ettari di ghiaccio. Inoltre sono state trovate tracce di Cesio radioattivo risalente allo scoppio del reattore della centrale nucleare di Cernobyl avvenuta nel 1986.

I risultati di questa ricerca sono stati esposti alla conferenza stampa presso la Green Station di Pescara. Alla conferenza hanno preso parte Massimo Pecci, referente del Comitato Glaciologico Italiano per il ghiacciaio; Enrico Stagnini, direttore di Legambiente Abruzzo; Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo e Vanda Bonardo, Responsabile Alpi Legambiente.

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2 pensieri su “Cambiamenti climatici e gli effetti sull’ecosistema alpino

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